Scrittore latino. Trasferitosi a Roma dalla nativa Numidia grazie alle sue
eccezionali capacità oratorie acquistò presto grande
notorietà e fu personalmente apprezzato dagli imperatori Adriano e
Antonino Pio. Quest'ultimo nel 143 lo nominò console e gli affidò
poi l'educazione dei suoi due figli adottivi: Lucio Vero e M. A. Vero, il futuro
imperatore Marco Aurelio. Occupò importanti cariche pubbliche e fu a capo
della corrente culturale, spiritualistica e arcaicizzante, tutta rivolta alla
cultura del passato, che da lui prese il nome di
frontoniana.
S'impegnò per dare un nuovo indirizzo all'eloquenza, correggendola dalle
esagerate declamazioni, ma nella ricerca della semplicità pervenne al
culto dei termini antichi, introducendo arcaismi e grecismi. Al pari di Luciano
e Celso, s'impegnò anche nella polemica anticristiana, cercando di
coprire di ridicolo e di disprezzo la nuova dottrina cristiana. Della sua
produzione ci è pervenuto il voluminoso epistolario, comprendente
Epistulae a Marco Aurelio, a Lucio Vero, ad Antonino Pio. Rimangono
inoltre scritti storici ed esercitazioni retoriche tra cui
De Bello parthico,
Principia historiae, ecc. (Cirta, Numidia 100 circa - Roma 170 d.C.
circa).